Intervista ad Andrea Dallavilla: “Memorabili le battaglie ad armi pari con Loeb. Oggi dico Andolfi”
Uno di quei piloti che è entrato nel cuore della gente e che ha fatto la storia del rallysmo italiano. Dopo aver vinto il titolo nazionale, decide di andare a giocarsela con i migliori nel mondiale junior sfiorando per due volte la vittoria. In carriera ha corso 199 gare di cui 28 nel campionato del mondo e raccogliendo ben 16 vittorie assolute.
Oggi vi parleremo di Andrea Dallavilla, campione bresciano con cui abbiamo discussi di molti aspetti interessanti.
Andrea, qual è il ricordo più bello che hai della tua lunga e proficua carriera?
Sicuramente più di uno, anche se la vittoria del rally di Messina nel 1997 è quello che mi è rimasto nel cuore. Proprio in quell’occasione vinsi il mio unico titolo nel campionato italiano, battendo team ed equipaggi molto forti.
Quali sono le differenze più consistenti tra il Cir odierno e quello di allora?
Al campionato di allora vi erano almeno dieci piloti che potevano aspirare al titolo, supportati da squadre ufficiali. Sto parlando della Grifone, della Jolly Club e della Art. Capite dunque come il livello era molto alto e serviva essere professionisti a tutti gli effetti poiché per vincere bisognava passare molto tempo in macchina per rimanere allenati. Ora purtroppo tutto questo risulta impossibile principalmente per il fattore economico. Oggi è molto difficile trovare sponsor che aiutino gli equipaggi a pianificare una stagione intera poiché i costi sono esorbitanti e i pochi disposti ad appoggiare attività sportive scelgono altri discipline in cui la visibilità è maggiore rispetto ai rally.
Quale macchina ti è rimasta nel cuore e quale odierna ti attira maggiormente?
Alla prima domanda mi viene difficile rispondere. Ho avuto la fortuna di guidare macchine molto performanti in carriera è dunque non saprei scegliere, ma se proprio devo direi la Toyota Celica Gt-Four del 1996 e la Subaru Impreza Wrx Gr.A. Due vetture incredibili che mi hanno dato molte soddisfazioni. Per quanto riguarda quelle odierne, non saprei perché non ho sottomano la situazione. L’ultima mia gara è stata il Monza Rally Show del 2008 su una Peugeot 307 Wrc e dunque non conosco bene le innovazioni delle più recenti. Indubbiamente però testare una Wrc sarebbe interessante.
In due partecipazioni di mondiale junior hai sfiorato il titolo battendoti contro Sebastien Loeb e Daniel Solà. Hai dei rimpianti?
Si, potevo vincerne almeno uno e invece sono rimasto a bocca asciutta. Nella prima stagione mi sono battuto praticamente ad armi pari contro Loeb , seppure ancora sconosciuto, era già velocissimo su qualunque fondo. Siamo stati i protagonisti assoluti ed in ogni gara è stata una battaglia e alla fine la spuntò lui per un niente. Nel 2002 invece mi trovai a lottare contro lo spagnolo Daniel Solà, anche lui giovane e veloce. Quel campionato lo rimpiango perché era praticamente vinto, nonostante forature strane e che ancora oggi non me ne capacito in cui siamo incappati in Spagna e in Galles.
Tra tutti i giovani talenti italiani, chi pensi possa meritare un chance a tempo pieno nel mondiale?
Fabio Andolfi ha dimostrato di andare molto forte e quest’anno riceverà un aiuto importante per partecipare nel Wrc2 a bordo di una i20 R5. Un altro pilota che a mio avviso meriterebbe una chance è Simone Campedelli, il quale ha una guida pulita e che rende particolarmente. Ma purtroppo per i giovani è sempre più difficile emergere e molti si perdono poiché non ci si può mettere in luce se non si prende parte ad un campionato.
Le Wrc Plus sono state oggetto di discussione, additate dalla gente come nuovi Gruppi B. La tua opinione a riguardo?
Mancavano dei cavalli sotto al cofano, dunque sono a favore di questa scelta della Federazione. Rispetto ai Gruppi B che in quanto a sicurezza erano molto discutibili, le Wrc Plus sono capolavori dell’ingegneria moderna. Telaio, freni, serbatoi e roll bar sono estremamente sicuri e con questo ricco potenziale fanno capire le differenze tra un pilota forte da quello mediocre.
Qual è il rally che ti ha colpito maggiormente?
Sicuramente il Mille Laghi in Finlandia perché è la massima espressione per un pilota. Rimane il rally tra i più difficili dell’intero panorama mondiale per via dei dossi, salti e tratti veloci e scivolosi. Chi va forte lì può considerarsi un vero pilota. A livello nazionale invece scelgo il Sanremo, quando però si correva anche su terra. Nel 1996 vinsi la mia prova speciale nel campionato del mondo proprio nella tappa italiana davanti a tutti gli ufficiali con la Celica della Grifone.
[the_ad id=”8964″]
Riviviamo la cavalcata del 1997 con questo bel video:
https://www.youtube.com/watch?v=FYclrND6t6w