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Corinne Federighi: “Rally è un vizio di famiglia. Il mio modello? Runfola”

Prosegue quest’oggi la nostra rubrica “Quando il rally è donna”, con la quinta puntata. Oggi vi racconteremo della simpatica Corinne Federighi, duplice campione italiana femminile.

Corinne, come nasce la tua passione per i rally?

La mia passione per i rally nasce fin da bambina, in quanto mio nonno e i miei zii Marco e Alessandro hanno sempre corso e inoltre abbiamo macchine da corsa di proprietà. Appena compiuti i diciott’anni ho fatto la licenza e inizialmente ho fatto alcune gare come navigatrice, per poi trasferirmi sul sedile di sinistra dell’abitacolo. Tutti quanti hanno provato a farmi disinnamorare dei motori, ma invano. Sento scorrere in me questa passione giorno dopo giorno!

Come ci si sente in un ambiente prettamente maschile?

Se devo essere obiettiva, mi rapporto meglio con i maschietti piuttosto che con le femminucce. Tra donne vi è più rivalità e talvolta gelosia, mentre gli uomini hanno sempre cercato di darmi un consiglio in più, trattandomi sempre con un occhio di riguardo.

Secondo te come bisognerebbe pubblicizzare tale sport?

Innanzitutto i media televisivi e i giornali trattano molto poco dei rally e questo secondo me è un vero peccato perchè è un sport spettacolare che, se si trovasse la giusta formula, potrebbe richiamare migliaia di spettatori. Ma l’aspetto più importante è l’estenuante costo che richiedono le gare. Licenze, noleggi della vettura, iscrizioni e abbigliamento non sono per niente economici e purtroppo se lo possono permettere in pochi. Se poi dobbiamo sviluppare tale discorso, purtroppo emerge chi possiede grandi budget a discapito di chi magari ha maggior talento ma una valigetta meno consistente.

Sogni nel cassetto?

Nessuno in particolare, corro e vado per la mia strada provando a fare sempre del mio meglio.

Il modello a cui fai riferimento?

Marco Runfola, ma non perchè è il mio fidanzato. Ha dimostrato più volte di essere un ottimo pilota e mi hanno colpito fin da subito la sua calma e la sua tranquillità con cui affronta le gare. Inoltre ci tiene a correggere gli errori che faccio quando mi trovo io alla guida, consigliandomi di abbandonare la mia guida irruenta e “sporca” e seguire maggiormente le linee di traiettoria. In questa domanda però ci tengo anche a rispondere con un secondo modello, ossia mio zio Marco per ovvi motivi.

Dove ti vedremo correre in questo 2017?

Mi ritrovo in una situazione un pochino complicata in quanto sembra che dal Cir stiamo scappando in molti per approdare nell’Irc. E’ un campionato che mi interessa particolarmente, dunque vedrò di prendere il via alle quattro gare che lo compongono. Di sicuro farò insieme a Marco (Runfola, ndr) le gare in Sicilia a partire dal Cefalù con la Renault Clio R3C.

Ti piacerebbe correre qualche volta su terra per affinare la tecnica su tale sfondo?

Lo sterrato mi piace molto e non nascondo che è il fondo che preferisco e più mi diverte. Mi piacerebbe dunque fare una gara ma nulla ancora è sicuro.

Gara preferita?

Amo particolarmente il San Marino e la Targa Florio, mentre temo molto il Sanremo forse per un fatto psicologico, in quanto ogni volta che l’ho corso non mi è mai andata per il verso giusto una cosa.

Cosa si prova a vincere il campionato italiano?

Entrambe le volte è stata una grande soddisfazione. Nel primo anno nulla è stato scontato in quanto avevo corso da pilota soltanto quattro Rally Day, quindi l’esperienza era davvero misera. Ma gara dopo gara mi sono trovata sempre meglio, preparandomi ogni volta da sola. Nel 2016 invece ho vinto grazie ad un miglioramento personale nella guida e grazie ad un bagaglio maggiore rispetto l’anno precedente.

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