“El Matador” Carlos Sainz: dai due titoli mondiali alla conquista della Dakar
Storia del famoso pilota spagnolo entrato nella storia del motorsport
E’stato uno dei piloti più amati dai tifosi e uno dei più ricercati dai team ufficiali per la serietà e abilità nello sviluppare le vetture. Fu il primo driver non scandinavo a primeggiare in Finlandia e il primo spagnolo a vincere il campionato del mondo. Noto a tutti per l’appellativo di “El Matador” e la gentilezza nel confrontarsi con tecnici e meccanici. Allacciatevi le cinture e mettetevi comodi sulla poltrona, la lezione di storia è iniziata.
Carlos Sainz, classe 1962, inizia a correre nei rally nel lontano 1980 a soli diciotto anni e nel 1987 e 1988 conquista il campionato spagnolo. Viene così messo sotto contratto dalla Ford, sempre alla ricerca di giovani talenti, con cui disputa alcune gare nel 1988. Come compagno di squadra si ritrova il francese Didier Auriol il quale, dopo la suggestiva vittoria del Tour De Corse, mette in ombra Carlos e si guadagna un posto nell’ambitissimo top team della Lancia.
Ma il talento del Madrileno ormai è riconosciuto in campo internazionale e Ove Andersson lo porta con sé alla Toyota, con il chiaro obiettivo di contrastare il predominio assoluto della casa torinese. Nel 1989 Sainz sale tre volte sul podio e conclude il campionato all’ottavo posto nella generale. Il 1990 sembra l’anno buono: con Juha Kankkunen passato proprio ai rivali della Lancia, Carlos viene promosso come prima guida e ad affiancarlo ci saranno Armin Schwarz e Mikael Ericsson. La Celica St 165 appare fin da subito competitiva e al passo con la vincente Delta. Con il terzo posto ottenuto al Sanremo, Sainz ottiene matematicamente il titolo mondiale grazie anche al grande lavoro dei meccanici svolto in parco assistenza rimettendogli in sesto la vettura dopo una brutta uscita di strada.
Nel 1991 Sainz e Kankkunen ottengono dieci vittorie equamente divise, ma il titolo va al finlandese per solamente sette lunghezze. Ma la Toyota pensa in grande e per la stagione seguente mette in strada la nuovissima St 185, anche se nella prima parte di campionato le cose sembrano vado nel verso sbagliato. Auriol e la Delta vincono sei rally, ma Carlos controbatte al Safari, Nuova Zelanda e in Spagna riaprendo prepotentemente la lotta all’iride. Tutto verrà deciso dunque nella roulette del vecchio Rac, in cui Auriol a causa di una candela difettosa, mentre Sainz si aggiudica gara e titolo. E in Spagna è festa grande per il Matador.
Dopo alcune divergenze con gli sponsor, il rapporto con la casa nipponica si inclina clamorosamente e così nel 1993 Sainz passa alla Lancia, ma ormai la Delta è carente rispetto agli avversari e non vince nessuna gara. Nel 1994 il pilota madrileno cambia nuovamente vettura e approda in Subaru. Si ripete la sfida tra Sainz e Auriol, dove si giocano tutto in Galles ma questa volta a stappare lo champagne sarà il francese e proprio la Toyota.
Nel 1995 le Impreza 555 sembrano imbattibili e il titolo sembra una cosa riservata ai suoi piloti: Sainz e McRae. Ancora una volta lo spagnolo perde il titolo al Rac in favore dello scozzese e così nel 1996 torna nel team che lo aveva scoperto: la Ford. Ma ecco il connubio Mitsubishi-Makinen mietono vittorie su vittorie e Carlos non può fare altro che inginocchiarsi al finnico. Nel 1997 la storia non cambia: The Flying Finn conquista il suo secondo titolo e la datata Ford Escort sente ormai il peso degli anni. In quell’anno però Sainz non demorde e conclude al terzo posto finale e si leverà la soddisfazione di vincere la Race of Champions (una speciale kermesse in cui i migliori piloti si sfidano ad eliminazione diretta utilizzando varie vetture a rotazione).
Nel 1998 Sainz farà ritorno in Toyota, che fa conoscere al mondo la nuovissima Corolla Wrc. Proprio in questo anno avviene un fatto che rimarrà per sempre negli annali di questo sport. Lo spagnolo e Makinen si danno battaglia per tutta la stagione e arrivano appaiati in classifica in Gran Bretagna. La posta in palio è davvero troppo alta e la tensione gioca brutti scherzi a Tommi che urta un blocchetto di cemento e stacca una ruota ritirandosi clamorosamente. Sainz ha la vittoria in pugno dunque, tanto che gli basta mantenere la posizione fino alla fine del rally. Ma ecco che nell’ultima prova speciale si verifica uno dei più dolorosi drammi sportivi: a 800 metri dall’arrivo il motore della Corolla si ammutolisce e lo spagnolo deve ritirarsi tra le lacrime dei suoi meccanici e la rabbia del navigatore Luis Moya che prende letteralmente a calci la vettura. Makinen vince così il terzo titolo consecutivo.
Nel 1999 Sainz rimane in Toyota ma Makinen si dimostra ancora superiore e agguanta il quarto iride consecutivo. Nel triennio 2000,2001 e 2002 Carlos rientra in M-Sport dove lo attende la Focus Wrc, ma Peugeot e Subaru si dimostrano i team da battere e per Sainz non vi è nulla da fare. Nel 2003 passa così all’ambiziosa Citroen in cui affianca nuovamente Colin McRae e il giovane Sebastien Loeb, di cui si inizia a parlarne un gran bene.
Nel 2004, durante il rally di Argentina, El Matador ottiene l’ultimo sigillo di una grande carriera prima di ritirarsi a fine anno tra gli applausi di tutti gli addetti ai lavori.
Nel 2010 Carlos ottiene la prima vittoria tra le auto alla Dakar a bordo della Volkswagen Race Tuareg. Impresa ripetuta per ben altre due volte, nel 2018 vince a bordo di Peugeot 3008 DKR Maxi mentre l’ultima proprio quest’anno (2020) alla guida di Mini John Cooper Buggy, diventando, a 57 anni, il vincitore più anziano del raid.
Una carriera dunque passata sempre sulla cresta dell’onda e con ben 26 vittorie e 97 podi conquistati nel campionato del mondo, dopo aver dimostrato di saper andare forte su ogni tipo di fondo e su qualunque vetture avesse tra le mani, entrando con ampio merito nell’olimpo dei rally.
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