Scandola esclusivo: “Amo l’Italia e voglio continuare a correrci”
Al termine di un periodo intensissimo di gare abbiamo raggiunto Umberto Scandola per una piacevole chiacchierata su questa fase così convulsa di gare per lui e per il suo fido navigatore Guido “Gillo” D’amore. Ci siamo fatti raccontare quanti più dettagli di due gare incredibili che saranno ricordate per molto tempo da Scandola e i suoi tifosi.
Facciamo un passo indietro e torniamo ad uno spettacolare Rally dell’Adriatico, dominato in entrambe le gare. Ci racconti un po’ che gara è stata?
Beh, l’Adriatico è stata una gara perfetta. Sapevamo bene che era necessario vincere entrambe le giornate per tenere aperto il discorso campionato, consapevoli di avere la macchina migliore per quel tipo di gara e Michelin come gomme che sono sicuramente una soluzione vincente. Serviva fare una gara di grande velocità senza compiere errori e ci siamo riusciti.
E come ce li spieghi quei cinque secondi in meno per percorrere l’ultimo giro sulla Avenale?
Guarda è stato un rally di livello altissimo, ancora di più in Gara 2. Prima della partenza con Guido ci siamo parlati e ci siamo detti che dovevamo tirare fuori qualcosa in più per portare a casa la gara come volevamo e per fortuna ci siamo riusciti. Nessuno ha mollato un centimetro, è stato veramente difficile contro avversari così bravi.
Veniamo ora alla Sardegna. Un venerdì da vero professionista mettendo dietro piloti abituati al WRC2 e poi un sabato costellato di problemi che hanno portato al ritiro. Come ti senti ora? È più grande la soddisfazione o l’amarezza?
Siamo contenti, è stata una bella esperienza. Vedendola ora non fa male la “sfiga” di un manicotto che si taglia con una pietra, quella fa parte del nostro sport. Quello che è veramente brutto è tornare a casa senza sapere come sarebbe finita senza quell’episodio. Con Guido abbiamo provato di tutto per portare la Fabia fuori dalla prova. Un paio di rabbocchi con del liquido che avevamo in vettura, abbiamo anche provato a smontare il paracoppa ma ormai era troppo tardi e il ritiro era inevitabile. Resta la grande soddisfazione di essere stati coi e davanti a piloti molto blasonati a livello internazionale.
Nel pregara avevamo provato ad ipotizzare un podio con gli amici di Epic Rally Tribe e ti vedevamo dietro gente come Suninen, Lappi e Kopecky. Sbagliavamo.
Guarda, il livello in Italia è veramente alto e lo diciamo da sempre. La conferma ci è arrivata direttamente dagli avversari di questa sfida che hanno fatto veramente fatica a stare al passo con noi finché le cose sono andate bene. Confrontarci con loro è stato sicuramente un modo per valorizzarci ma credo che al tempo stesso anche loro ne escano valorizzati in un certo senso.
Ora che hai assaggiato il palcoscenico mondiale puoi raccontarci le differenze tra le gare di casa nostra con le gare di livello internazionale?
Personalmente ritengo che il CIR sia un campionato stupendo perché come ti dicevo anche prima il livello di competitività è altissimo ma con l’attuale regolamento può contare su un chilometraggio veramente troppo stretto, nel mondiale si corrono tre volte le lunghezze del nostro campionato interno. Sei obbligato a partire a mille, a rimanerci per tutto il tempo e questo ti porta a volte a rischiare un po’ di più per stare davanti agli altri. Per il resto il regolamento non lo considero un peggioramento per noi equipaggi, riesci a limitare i danni e a portare a casa punti se incappi in qualche errore come è capitato a noi al Sanremo di quest’anno. Sono sicuro che abbia aiutato anche altri e lo farà anche in futuro per altri ancora. Il problema, ti ripeto, sono i chilometraggi. Se già prima erano tirate, ora con due gare da poco più di 60 chilometri lo sono ancora di più. Non hai alcun modo di amministrare la gara, come è successo a me all’Adriatico dopo aver chiuso il primo giorno a 10 secondi sul secondo. E infine, penso che per fare un CIR ancora più bello, avvincente e combattuto bisogna correre quattro gare su terra e quattro su asfalto. Serve il coraggio di prendere decisioni drastiche per il bene del nostro sport.
Ora che hai calcato il palcoscenico grosso non ti viene voglia di pensare solo ad un programma internazionale che ti consenta di spiccare il volo?
Non credo di voler pensare solo alle gare internazionali, sicuramente mi farebbe piacere riuscire a confrontarmici più spesso. Io amo il nostro Paese e il suo campionato, mi piace sfidare gente come Andreucci e Basso. La speranza è quella di riuscire a creare i presupposti per un programma parallelo per essere sempre più protagonista con la mia squadra.
Grazie mille Umby e ci vediamo al San Marino!
E per chiudere in bellezza eccovi un video di un passaggio spettacolare di Umberto in Sardegna, pubblicato dagli amici di Epic Rally Tribe.