Caro CIR ti scrivo….
Caro CIR,
ti scrivo questa lettera con la speranza che tu possa leggerla. Scelgo di scriverti perché di urlartele le cose non ne ho più le forze e magari fissandole nero su bianco riesco a farti come capire come oggi mi sento mentre ti guardo.
Come ti sei ridotto CIR mio? Ho passato il mio weekend lontano da te, indossando i panni di chi ha bisogno di Rallyssimo per sapere come sta andando la gara, impegnato a vivere la propria famiglia. Niente messaggini dagli appassionati, niente esclusive dai piloti, niente aggiornamenti dagli amici in sala stampa. Solo normali ricerche in rete. Ed è in queste ricerche che ho capito che non stai bene CIR, non stai bene per niente.
Ti hanno stravolto, ti hanno sfigurato, ti hanno rivoltato come un calzino ma non sono riusciti a pensare che per farti vivere è necessario che la gente possa sapere di te in tempo reale. Ore di ritardo per avere i tempi di una prova e condizionale obbligatorio su ogni articolo perché sì, han detto che Basso è fermo ma la certezza ce l’avremo forse tra un’ora. Un’ora che per uno sport come il nostro diventa un era.
Nel frattempo si correva l’ERC in Grecia (ho detto Grecia e non Germania). Real-time, dichiarazioni dei piloti a fine speciale e la totale sensazione di essere lì di fianco a piloti che, forse, prenderebbero paga dai tuoi primi 3 in classifica (a tal proposito caro CIR, hai visto che Nucita che è venuto a trovarti?).
Ma perché li hai lasciati fare caro CIR? Perché non ti sei ribellato? Dicono che hai sempre più bisogno di appassionati e di media che attirino sponsor ma sono proprio gli appassionati quelli di cui ti sei dimenticato. Ti chiedono a gran voce la terra e ti presenti vestito sempre più di asfalto. Ti chiedono di conoscere sempre di più di te e ti mostri solo con qualche informazione spelacchiata da comunicato stampa uguale per tutti. Possibile che non lo capisci che di amore per te ce n’è ancora tanto?
Non andare avanti così, fai qualcosa per migliorare te stesso. Altrimenti ci lascerai con questa brutta sensazione di guardarti con compassione, come fossi una bella donna che negli anni ’90 era il desiderio di tutti e che ora sopravvive solo nelle voglie di pochi smaniosi di potere.
Con affetto.